Archivio per 7 luglio 2017

Stazione di provincia

Posted in Pensieri on 7 luglio 2017 by salvodanna

alcoolLa vita di Angelo è tutta lì, sul fondo di una bottiglia. Vino rosso, di quello che costa poco e rincoglionisce tanto. Ubriaco di professione a poco più di cinquant’anni. Mattino, pomeriggio, sera: ogni giorno una ruota che gira uguale. Dopo il tramonto lo trovi alla stazione ferroviaria del paese, appoggiato alla sua bici. Si scola allegro gli ultimi barlumi di lucidità. Additivi chimici addizionati al mosto rendono veleno stordente quello che lui considera nettare. Come faccia ogni sera a tornare incolume a casa su quel trabiccolo a due ruote è mistero poco gaudioso. Angelo non vorrebbe tornare in quel tugurio, sono anni che non vuole più. È vuoto, spogliato di ogni affetto. Moglie e figlio sono andati via, lavoro e dignità scappati insieme a loro. Resta solo il rimpianto, ma Angelo ci sta lavorando. Un’altra bottiglia, una sola, e anche quello sarà un ricordo sbiadito, per questa notte.

Quando Angelo va via, sono le otto di sera, in stazione arriva Andrea. Lui, a differenza del primo, non ha un tetto dove ripararsi. Ventidue anni, ha eletto la sala d’aspetto a casa, una panca di legno a letto. Si siede, distende le gambe, rilassa la schiena, si appisola. Non ha una coperta per ripararsi dal freddo, ma pensa che è giovane, può farcela a resistere. La gente gli passa accanto guardandolo schifata. È sudicio, la sporcizia incrosta la pelle e fa compagnia al puzzo di urina mescolato a quello di birra e sigarette. Punkabbestia, barbone, vagabondo, chiamatelo come preferite. Ad Andrea non importa, le etichette non gli sono mai piaciute. E le altre persone (la “gente normale”) lo ripugnano, forse più di quanto lui non faccia loro ribrezzo. Sta sereno, però, le ignora e tiene gli occhi chiusi, a schermare la luce dei neon della sala d’aspetto. Vuole solo dormire, per questa notte.

Vincenzo, per tutti Enzo, li vede entrambi. La mattina alle 7.30, quando va a prendere il treno diretto a Milano, Andrea sta ancora dormendo su quella panchina. La sera, alle 18.30, quando torna in paese dopo una giornata di lavoro, Angelo ha appena iniziato a vuotare la bottiglia. Enzo li odia, perché ha paura. Paura di finire come loro. Solo, abbandonato da tutti. È un precario. Precario del lavoro, precario della vita. L’unica certezza che ha è la data di scadenza sul suo contratto, due mesi a partire da oggi, lavoro a progetto. Con obbligo di presenza in ufficio dalle 9 alle 17.30, ma questo nel contratto non c’è scritto. Zero ferie, zero malattie, tante responsabilità. Un affitto e le bollette da pagare, come tutti. Enzo vede Angelo ed Andrea e si sente sospeso su un filo, come un equilibrista. Forse dopo troverò qualcos’altro, pensa, ho lasciato apposta la Calabria, i miei sforzi saranno premiati. Meglio sognare, per questa notte.

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